Alessandro D'Avenia
Ciò che inferno non è
Brossura,
324 pagine, 2014
Edizione
Mondadori Direct SpA per Mondolibri, Milano
su
licenza Arnoldo Mondadori Editore SpA, Milano
ISBN
– 80-222-64-831-145-1
“Federico
ha diciassette anni e il cuore pieno di domande alle quali la vita
non ha ancora risposto. La scuola è finita, l'estate gli si apre
davanti come la sua città abbagliante e misteriosa, Palermo. Mentre
si prepara a partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico
incontra '3P', il prof di religione: lo chiamano così perché il suo
nome è Padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P
lancia al ragazzo l'invito a dargli una mano con i bambini del suo
quartiere, prima della partenza. Quando Federico attraversa il
passaggio a livello che separa Brancaccio dal resto della sua città,
ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita,
quella vera”.
Alessandro
D'Avenia, trentasette anni, dottore di ricerca in Lettere classiche,
insegna Lettere al liceo ed è sceneggiatore. Il suo romanzo
d'esordio è uscito nel 2010: “Bianca come il latte, rossa come il
sangue”. L'anno successivo è stato tratto il film dal titolo
omonimo. Nel 2011 ha pubblicato “Cose che nessuno sa”.
“Se
nasci all'inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò
che inferno non è per concepire che esista altro”.
Questo
è uno di quei libri che ti portano a pensare. A riflettere. È un
libro impegnativo, ma che si legge tutto d'un fiato.
Federico
è un ragazzo di diciassette anni che ha i problemi di tutti gli
adolescenti: la scuola, le vacanze, le ragazze. Ma è anche diverso.
La passione per la poesia, per i libri, per le parole, la ricerca
dell'amore petrarchesco, con la A maiuscola, lo rendono forse più
maturo dei suoi amici.
Ed
è questo suo essere più “profondo” che, forse lo porterà ad
accettare l'invito di Padre Pino Puglisi a dare una mano nella sua
parrocchia, nel quartiere palermitano di Brancaccio. Ed è qui che
Federico apprende come esistano due mondi, il suo e quello dove
miriade di bambini vivono in strada, abbandonati a se stessi e alla
mercé dei clan mafiosi che governano il quartiere. L'impegno di Don
Pino è proprio quello di aiutare questi bambini, di toglierli dalla
strada e di educarli al bene, non al male.
“Qui
si viene educati a difendersi e basta. Se non vuoi diventare vittima
devi attaccare, non puoi essere umiliato davanti agli altri. Sono
cresciuti così. Non è cattiveria, è la loro vita.”
“Le
persone normali non fanno così...”
“Le
persone normali che crescono qui sono normali così. Tutto quello che
tu ritieni normale, qui non esiste.”
A
Brancaccio Federico conoscerà nuovi volti, bambini che sperano in
una vita diversa, come Francesco o Totò. Oppure Lucia, che da grande
vuole diventare regista di teatro, e che sarà per Federico
l'incarnazione dell'Amore di Petrarca. E insieme a loro Federico
vivrà la sua vera
vita,
fatta di allegria e profonda tristezza, fino a quando, il 15
settembre 1983, Padre Pino non verrà assassinato dalla mafia.
Il
libro di D'Avenia, il primo che ho letto, riesce, con uno stile
narrativo al contempo sciolto e impegnativo, con tratti quasi
poetici, a descrivere il forte amore di Don Pino per il suo quartiere
e la gente che lì vive, l'anima un po' tormentata e adolescenziale
di Federico, le pulsioni (o gli spasimi) degli abitanti di Brancaccio
verso un qualcosa di migliore e dall'altro lato, la fede quasi
religiosa del Cacciatore o di Nuccio per la mafia.
L'autore
ricorre spesso a capitoli contenenti soli dialoghi, per rendere più
incisivo il messaggio che vuol far trapelare, oppure capitoli
composti da brevi paragrafi, come se fossero istantanee fotografiche
. Magistrale, a mio avviso, la descrizione di Palermo:
“Tutto porto per chi arriva. Tutto spasimo per chi resta. Città
costruita sul paradosso, città in cui si è sempre in arrivo e in
attesa.” Palermo
come una persona in carne ed ossa, che attrae ma al contempo ripugna.
Capace di racchiudere in sé amore e dolore.
Il
libro mi è davvero piaciuto. Belle le descrizioni e l'aspetto
emozionale che D'Avenia riesce a far trapelare dalle pagine, e che
riesce a caratterizzare i vari personaggi. Forse un po' impegnativo,
e profondo soprattutto per i temi che tocca, e quindi non adatto a
coloro che cercano il romanzo da sfogliare svogliatamente, ma senza
dubbio molto toccante e in certi punti anche commovente. Una delle
tante pagine buie della storia italiana raccontata con maestria,
delicatezza ma anche incisività.
“E
allora io posso andare in paradiso?”
“Sì.
Però in paradiso non ci si va, Francesco.”
“No?”
“In
paradiso o all'inferno, uno c'è o non c'è. Non ci va.”
“Cosa
vuol dire?”
“Che
sono dentro di noi, dipende dallo spazio che lasciamo all'uno o
all'altro.”
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