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sabato 21 novembre 2015

Recensione: "Ragione e follia" di Alessandra Giavazzi


Grazie al cielo posso riprendere a scrivere sul blog! Una settimana senza connessione internet a casa, fate voi! Ho talmente tante di quelle cose da pubblicare in arretrato che non so neanche da che parte incominciare! Vedo di partire dall'inizio, e ossia dalla recensione di un romanzo gentilmente inviatomi dall'autrice, edito da Lettere Animate: "Ragione e follia", di Alessandra Giavazzi, di cui a suo tempo avevo anche fatto la segnalazione.



SINOSSI  

"Ragione e Follia" è un thriller psicologico. Racconta la vicenda di un normale padre di famiglia che, all'improvviso, trascina moglie e fratello maggiore nel baratro della sua follia. Seguendo incubi e visioni molto reali, indaga su un presunto omicidio, ora con gli strumenti dell'intuito ora con gli strumenti della razionalità, fino a svelare una sconvolgente verità che risale al passato della sua famiglia. Il suo segreto, per anni rimasto sepolto vivo.

Lo sfiorò il ricordo di qualcosa di bello, 
come una piuma che danza lenta nell'aria:
pensi di poterla afferrare facilmente, 
ma il solo movimento della mano la fa volar via.
Era una sensazione affascinante e tremenda.


Il romanzo di Alessandra ha una carica narrativa molto forte che, pur nella sua brevità, riesce a catapultare il lettore in un mondo quasi visionario, dove realtà e follia si mischiano e si confondono. Il lettore è costretto a seguire le vicende e a entrare nelle mente malata eppure lucida del protagonista, fino al finale a sopresa, che cambia radicalmente le carte in gioco.

"Ragione e follia" si svolge in un arco temporale molto breve, nel quale il lettore assiste al progressivo delirio di Giulio, il protagonista. Importante figura nel mondo immobiliare, Giulio è ossessionato da sprazzi di ricordi passati, che non riesce a decifrare, incerto tra l'incubo e la realtà. Progressivamente, però, egli finirà per ricordare quello che all'apparenza sembra solo un sogno spiacevole, rivelando una realtà invece agghiacciante.

Giulio è un uomo tormentato dai fantasmi del passato e da uno strisciante desiderio di vendetta. Al contempo, egli ha però dei seri problemi di gestione della memoria, arrivando a dimenticare lunghi periodi della sua esistenza. Proprio per questo, quando alcuni ricordi gli tornano in mente come piccole immagini, ha molta difficoltà a riordinare i pezzi dell'inquetante puzzle che ha di fronte. Caparbiamente egli ripercorrerà le fasi dell'apparente incubo prima di riuscire ad accettare la sconcertante realtà. Giulio è folle eppure lucido. Ragione e follia, i sostantivi che riassumono la sua vita e il suo essere. Egli ha compiuto delle azioni folli in nome di qualcosa che è stato ponderato razionalmente. Alla fine, però, è la follia a prevaricare la ragione. La follia che offusca le azioni compiute, i cui contorni diventano talmente irreali da assumere tinte quasi oniriche.


Era terribilmente vero.
Era sempre più profonda la discrasia tra l'indubitabile ragione 
che gli faceva dire di essere stato lì e 
una sorta di follia che gli faceva sentire 
che era stato solo un incubo.






Apprezzo molto i romanzi in cui il protagonista (o l'antagonista) hanno problemi con la psiche. Mi piace andare a sviscerare come l'autore o l'autrice hanno interagito con qualsiasi malattia mentale o pazzia. Apprezzo, soprattutto, quando il folle, nella sua follia (perdonatemi la ripetizione) compie le sue azioni, motivandole. Nel caso di Giulio siamo addirittura a un livello superiore: qui la follia è tale da aver offuscato la mente del protagonista, sospeso tra reale e irreale. Nella lucidità successiva, apprendiamo poi che Giulio ha ponderato le sue azioni con vivida lucidità, quasi la sua personalità si fosse divisa in due.

Un romanzo breve, ma denso di sentimenti forti e di emozioni contrastanti, dove il lettore è sospeso in un baratro, conoscendo solo al termine il suo destino. Lo consiglio a tutti coloro che amano i thriller psicologici e, soprattutto, i misteri della mente umana.

Il mio voto:



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