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sabato 23 luglio 2016

Consigli di scrittura: "check-up" del libro terminato


Chi non muore, si rivede. O almeno si spera. 
Ben ritrovati, amici del blog (se ci siete ancora e non siete scappati durante questa latitanza imperdonabile)! Da ben venti giorni non pubblico nulla, sono davvero amareggiata. Purtroppo, tra impegni lavorativi e il PC che ha deciso di scioperare, non sono più riuscita a star dietro a questo spazietto come avrei voluto. E' tempo, però, di riprendere le fila e ripartire da dove eravamo rimasti.
Oggi è sabato, quindi diamo il la ai consigli di scrittura.

Check-up del libro terminato

Con questo titolo molto poco simpatico vi voglio parlare di tutto quello che accade una volta terminato il vostro libro. Molti diranno: "Be', è semplice: una volta finito di scrivere, do tutto nelle mani di una casa editrice / editor / strumento di auto-pubblicazione". Come se questa trinità potesse risolvere tutti i problemi e farmi diventare il nuovo Stephen King. 
In realtà, anche se decidiamo di affidarci a un editor o tentare di essere considerati da una casa editrice, è buona prassi consegnare un prodotto che rispecchi almeno i canoni di decenza. Elemento ancora più importante se decidiamo di seguire la via del self-publishing. 
Una rilettura, anche due o tre, non fanno mai male. 
Si sa, però, che a furia di leggere e rileggere, certi elementi vengono spesso trascurati. Ai nostri occhi, il romanzo non sarà un bestseller ma sembra buono. Con questa convinzione spesso affidiamo a mani di altri un prodotto decisamente scadente. Questo perché non abbiamo considerato alcuni aspetti che sembrano davvero ridicoli, ma che, al contrario, se poco curati portano il libro a finire direttamente nel cestino di molti PC. 
Occorre, quindi, un check-up. Un'analisi, cioè, volta a capire se il nostro libro ha o no i giusti requisiti.

Il mio libro sta bene?

Ecco una serie di domande che possiamo porci dopo aver terminato il nostro libro, e magari anche dopo averlo letto e riletto più volte. Alcune sono davvero banali e faranno sorridere, ma credetemi, è dietro alla banalità che si nascondono le insidie.
  1. I verbi sono corretti e adatti?
  2. Ho scritto quello che volevo?
  3. Ci sono alcuni passaggi che sono poco chiari?
  4. I miei personaggi sono come li avevo immaginati?
  5. La punteggiatura dei dialoghi è uniforme?
  6. Ho strutturato bene i capitoli?
Potrei continuare all'infinito, davvero, perché ci sono mille cose da considerare, e altre mille che non ci verranno mai in mente. Vorrei soffermarmi, però, su alcune domande che ho scritto. 

I verbi, questi sconosciuti...

Eh già, penso che i verbi siano la bestia grama di ogni scrittore e aspirante tale. Molti se ne infischiano allegramente: tanto ci sono gli editor. Oppure: tanto non se ne accorge nessuno. Tralasciando tutti i "se avrei" e altre fantasiose coniugazioni che farebbero impallidire chiunque, dobbiamo sincerarci, oltre che della correttezza dei tempi verbali e del loro utilizzo, anche se questi sono "adatti" a quanto stiamo scrivendo. Evitiamo le ripetizioni (disse, disse e ancora disse!) ma al contempo cerchiamo di usare dei verbi consoni alla narrazione (ad esempio evitiamo verbi poco indicati per le persone o, al contrario, non usiamo verbi indicati per le persone parlando di animali).

Attenersi alla trama?

Ho messo il punto interrogativo perché non sempre il libro che finiamo è quello che avevamo in mente. Può essere che, a un certo punto, la trama, già così chiara in mente, subisca alcune variazioni, magari rendendo il libro migliore di quanto non fosse. Se, invece, decidiamo di seguire per filo e per segno la trama, allora alla fine dobbiamo chiederci se è questo ciò che volevamo. Molti di voi avranno di certo scritto qualcosa con una scaletta in mente e, alla fine, avranno pensato di aver scritto tutt'altro, terminando con un mesto: "Non era questo, quello che volevo scrivere". Certo, arrivati al termine della scrittura con cose completamente diverse non è bello, per questo è sempre meglio controllare scrivendo se si è in linea con le proprie idee. Ma se alla fine capitasse di sentirsi insoddisfatti, be', si può sempre tentare con modifiche mirate. Il rischio è di snaturare completamente il manoscritto. 

L'ho creato io, ma lo odio

Il discorso sui personaggi è lo stesso della trama. Però il personaggio nasce e si evolve durante la narrazione. Piano piano impariamo a conoscerlo, a scovare piccoli elementi che lo arricchiscono, facendocelo apprezzare. Anche in questo caso, occorre mantenere coerenza durante la scrittura, sia per evitare che il nostro personaggio compia azioni insensate (il giorno prima si licenzia e il giorno dopo lavora come se niente fosse), sia, riguardo al discorso di adesso, per evitare che si trasformi completamente, diventando l'esatto opposto di quello che volevamo

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Sì, lo so. Il titoletto è astruso e molti penseranno che il mio gatto abbia deciso di dire la sua. In realtà, siccome vorrei spendere qualche riga parlando della punteggiatura dei dialoghi, mi è sembrato doveroso tirarla direttamente in causa. Una delle primissime cose che consiglio a tutti è di farsi un'idea precisa della punteggiatura da usare durante i dialoghi, magari utilizzando quella delle case editrici più importanti, in modo da seguire le loro regole. Perché sì, ci sono delle regole da seguire. Molti non ci faranno caso, ma "___". è diverso da "___.". Come è diverso il trattino lungo dai caporali. Alle prime volte sarà difficile seguire e ricordarsi dove mettere i punti e le virgole, ma piano piano verranno naturali. L'unica parola d'ordine è: coerenza. Se abbiamo deciso che "___". ci piace di più che "___.", allora continuiamo a usare quello, e non stravolgiamo i dialoghi a metà libro. 

I capitoli

Il discorso sui capitoli è molto lungo e merita sicuramente una trattazione separata, ci basti ricordare che occorre strutturare bene i capitoli di un libro per evitare eccessive dispersioni, oppure ripetuti e repentini stacchi che rendono la narrazione frammentata

Mi capisco?

No, no è un dubbio esistenziale. In semplici parole, dobbiamo verificare anche che alcuni pezzi del nostro romanzo siano comprensibili, non tanto a noi quanto ai futuri lettori. Magari un periodo in cui abbiamo voluto spiegare qualcosa di complesso ci sembra uscito bene, e poi scopriamo che nessuno ha capito nulla. In questo caso il discorso è più complesso, e da soli non sempre riusciamo a trovare una soluzione. L'unico consiglio che posso dare è di leggere il romanzo come se fossimo esterni, e domandarci il perché di ogni azione

Alcuni consigli conclusivi

Ci sarebbero altre mille cose di cui parlare e altrettante da analizzare, ma lo farò un'altra volta. 
In questo articolo ho semplicemente voluto focalizzarmi su questo aspetto della revisione, piccolo ma importante.
 
Prima di concludere, voglio lasciarvi alcuni consigli pratici su come revisionare e migliorare il vostro romanzo.
  1. Fate una ricerca mirata di ogni verbo, soprattutto di quelli in cui siete più incerti (ad esempio: i verbi al congiuntivo). Il tasto "Trova" di Word è utilissimo in questo caso.
  2. Eliminate tutte le descrizioni superflue e che appesantiscono la narrazione (anche se vi piacciono e sono carine).
  3. Fate una lettura dei soli dialoghi per vedere se hanno coerenza e se "filano".
  4. Eliminate eventuali aggettivi e avverbi che possono appesantire la narrazione.
  5. Riscrivete tutte quelle frasi troppo arzigogolate che rischiano di annoiare il lettore.
  6. Soffermatevi sui punti nei quali avete avuto più difficoltà, magari riscrivendoli più volte e confrontando la versione più corretta.

2 commenti:

  1. Nella mia mente ho due principali spunti da cui partire e "buttare giù qualcosa".
    Sapevo che è necessaria la correttezza grammaticale (e ci mancherebbe!) e la chiarezza, ma questa tua guida è davvero molto utile. Ti ringrazio per questi consigli preziosi!

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    1. Grazie mille! Sono poche cose, ma sono contenta che ti siano utili!

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