Dovevo pubblicare questa recensione ben tre giorni fa, ma ahimè il fato ha voluto che mi venisse un'allergia da PC e ho dovuto staccare per un po'. Ho moltissimi post in arretrato, cercherò di riprendere le fila piano piano.
Il libro di cui vorrei parlarvi oggi è uscito da poco: "Senza più nome" di Elisabetta Barbara De Sanctis.
Editore: pubblicazione indipendente
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 15/09/2016
Versione: cartaceo ed e-book
Prezzo: ed. cartacea € 13,00 - e-book € 1,99 in promo speciale fino al 18/09/2016
Pagine: ed. cartacea 260
ISBN: 978-1537564807
Link per l'acquisto: e-book - cartaceo. Il cartaceo è disponibile anche presso la Mondadori Book Store di Pescara
SINOSSI
Martina
ha sedici anni e combatte contro un passato pieno di mostri, ma basta
poco perché quanto ha rimosso torni a galla, con i ricordi delle
violenze e degli abusi e tutto il suo carico di dolore. Quando la sua
vita sembra arrivare al capolinea, decide di provare a vivere inseguendo
il suo sogno di libertà: una moto e una strada su cui correre, veloce
come il vento. Un viaggio che, tappa dopo tappa, la aiuterà a prendere
coscienza di ciò che le ha segnato l'anima. Un viaggio per trovare se
stessa. Un viaggio per ricominciare.
NOTA:
le vicende narrate nel libro sono di pura fantasia, ma l’intensità e la
drammaticità di alcuni passaggi lo rendono non adatto a un pubblico
sensibile e facilmente impressionabile.
***
***
Non avevo mai
letto nulla di Elisabetta e, quando mi ha contattata per segnalare o recensire
il suo romanzo, non mi sono tirata indietro, incuriosita dalla trama. Dopo anni
(se non decenni) di letture ormai mi considero una lettrice esigente, sotto
certi aspetti. Come ad esempio che le trame scontate o già sentite non mi
incuriosiscono più di tanto, e tendo a mettere da parte siffatti libri.
L’incipit e la trama di “Senza più nome”, per il tema trattato, mi hanno da
subito attratta,
e ringrazio l’autrice per avermi dato la possibilità di recensire il suo
romanzo.
Se i più
classici manuali e corsi di scrittura creativa consigliano la creazione di un
personaggio con un forte conflitto interiore, che lo porterà a cambiare ed
evolversi durante il racconto, Martina, la protagonista del libro di
Elisabetta, non può che farne parte. È una ragazza con un brutto passato
alle spalle: un passato fatto di violenza, offese e stupro. Rapita per sette
anni quando era una bambina, crescendo si porta dietro il suo bagaglio
personale di sofferenza, cercando inutilmente di nascondere i mostri nei recessi più reconditi del suo
io. Quello che ne emerge è una personalità scossa, ferita, impaurita, ma anche
violenta, irascibile, autolesionista. Nessuno può aiutarla, perché lei è
“marcia dentro”, come sovente ripete: alla madre, alla psicologa, alle poche
persone che permette di avvicinarsi e creare un minimo di contatto. Il suo
unico rifugio è la scrittura, dentro la quale si getta quando, nel bel mezzo
della notte, i mostri la svegliano e
le impediscono di riaddormentarsi. E sarà proprio la scrittura uno dei ponti
dai quali Martina si getterà cercando di lasciarsi tutto alle spalle.
Inutilmente, perché il passato è sempre nell’ombra, pronto ad acciuffarla
quando meno se lo aspetta. E Martina sa che non può scappare per sempre.
Prima
o poi, i mostri vanno combattuti e
sconfitti.
Il libro (che
in origine era un racconto e che solo in seguito è diventato un romanzo) è
suddiviso in tre parti principali: un prima, un adesso e un dopo. La voce
narrante è sempre Martina, che ci accompagna lungo la sua vita, rendendoci
partecipi del suo dolore, delle sue paure e della sua rinascita. Una voce
narrante carica di emozione, che ci fa vivere il dramma della sua storia in
prima persona: anche noi soffriamo e gioiamo con lei. Questo grazie anche alla
scrittura di Elisabetta, fluente e ricca di “mostrato”.
Delle tre
“parti”, quella che ho preferito di più è stata senza dubbio la prima. Le altre
(che non svelo per non spoilerare troppo) le ho trovate un po’ troppo
frettolose, come se l’autrice si fosse dilungata a scrivere il primo pezzo e si
sia messa a correre negli altri. D’altronde, però, essendo in origine un
racconto ed essendo stato ampliato in seguito, si sente la differenza. Ho apprezzato
anche i vari stralci della vita di “prima” di Martina: spezzoni qua e là,
immagini e frasi, che ci fanno capire quanto sia stata un’agonia la
segregazione della giovane donna.
In definitiva,
penso proprio che leggerò altri libri di Elisabetta: è un’autrice che non solo ha
curato il suo romanzo (aspetto che purtroppo molti self tendono a tralasciare),
ma ha saputo trascinarmi nella sua storia, e in quella di Martina, senza che
potessi tirarmi indietro, fino alle fine.
Un romanzo non
per tutti, che tratta di temi violenti in modo violento. Attenzione! Con
violento non intendo un linguaggio scurrile o scene di sesso esplicito o
estremo o violenza gratuita, bensì un livello emozionale, capace di entrarti
dentro e segnarti l’anima. Perché (e non mi stancherò mai di dirlo) è raro
trovare romanzi dove vengono trattati temi “forti”, ma lode agli autori che
decidono di intraprendere questa strada, sapendo che il loro romanzo lascerà
sicuramente un segno.
Nessun commento:
Posta un commento