Recensione: Le stagioni dell'attesa di Elisabetta R. Brizzi
11:14:00Recensioni a singhiozzo, ormai...Sarà il caldo, il poco tempo a disposizione, ma mi sto ritrovando zeppa di libri da recensire in arretrato... Piano piano, dai, ce la posso fare! :)
Ringrazio molto l'autrice Elisabetta Brizzi per avermi inviato questo libro da recensire. Mi sono trovata tra le mani un'autentica, piccola, perla. "Le stagioni dell'attesa" è una raccolta di racconti che ha come oggetto, come il titolo recita, l'attesa. L'attesa di ritorno, l'attesa dell'amore, l'attesa di una promessa... Dieci racconti che ci catapultano nella mente del protagonista, ogni volta diverso, nei suoi tormenti e nei suoi desideri: il killer ossessionato dalla madre... la bambina che aspetta il ritorno del papà... il padre che osserva da lontano la figlia, ignara della sua esistenza...
Il libro è scritto veramente bene: ci ritroviamo innanzi a una scrittura molto emotiva, profonda. Ci immergiamo nella mente del protagonista, che sia ragazza, uomo, bambina, giovane adolescente... I racconti sono scritti prevalentemente in prima persona, a parte tre di essi. Io, l'ho spesso ribadito nel mio blog, non sono molto un'amante della prima persona. In questo caso, però, sono proprio entrata nella mente del narratore, nelle sue sofferenze e nella sua felicità. E' pregio di pochi, riuscire a mantenere uno stile in prima persona che non sia un semplice diario personale; in questo caso, Elisabetta è davvero riuscita a creare, in pochi paragrafi, personaggi a tutto tondo, permeati di forti sentimenti.
Il libro è scritto veramente bene: ci ritroviamo innanzi a una scrittura molto emotiva, profonda. Ci immergiamo nella mente del protagonista, che sia ragazza, uomo, bambina, giovane adolescente... I racconti sono scritti prevalentemente in prima persona, a parte tre di essi. Io, l'ho spesso ribadito nel mio blog, non sono molto un'amante della prima persona. In questo caso, però, sono proprio entrata nella mente del narratore, nelle sue sofferenze e nella sua felicità. E' pregio di pochi, riuscire a mantenere uno stile in prima persona che non sia un semplice diario personale; in questo caso, Elisabetta è davvero riuscita a creare, in pochi paragrafi, personaggi a tutto tondo, permeati di forti sentimenti.
"Il traffico di New York m'inghiotte all'istante e divora nelle sue fauci meccaniche.
I tassisti aspettano i clienti ai margini del marciapiede.
La gente, una marea con le facce storte, cammina al mio fianco, mi sfiora, non mi vede, non si accorge di me.
Il sole cade a picco sui palazzi, scivola sui vetri e s'invischia sulla mia pelle.
Ad agosto è così.
L'asfalto si scioglie sotto le scarpe ed io, le mie, le sto trascinando.
Sono un cadavere uscito dalla tomba."
Anche le diverse ambientazioni sono descritte in modo dettagliato: dall'assolato paese di campagna in estate, alla città nel tetro novembre, dal mare e le sue onde che danno e prendono, alla caotica metropoli di agosto. E' come se ci trovassimo di fronte a tanti quadri, ognuno dei quali raffigura situazioni diverse, raccontando una storia. Ma al contempo, tutti i protagonisti, seppur diversi tra di loro, sono accomunati da qualcosa: dal dolore, dalla separazione, dal trovarsi sulla soglia di qualcosa, aspettando. Sono spesso menti fragili, sofferenti o estremamente insicure. La scelta delle loro azioni è dettata da sentimenti precisi: rabbia, dolore, voglia di rivincita, amore... E anche lo stile narrativo si plasma con essi: abbiamo racconti scritti in maniera più "semplice", adolescenziale, per adeguarsi alla mente del protagonista, ragazzo o bambina che sia; altri racconti, invece, sono più cupi, oscuri, come l'animo del killer; o ancora, storie nostalgiche, con una vena di amarezza per non aver saputo affrontare certe situazioni o per essere giunti troppo tardi.
In definitiva, dieci belle storie da leggere tutto d'un fiato, ma anche con estrema lentezza, aspettando, anche noi assieme ai protagonisti, l'arrivo o il compimento di qualcosa.
Il mio voto:
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