Recensione: "Il cacciatore di libellule" di Giuliana Guzzon

21:07:00


Una giornata piovosa che avrei dedicato alla lettura, se non fosse che i problemi con il pc mi hanno fatt andare di matto tutto il giorno! Finalmente stasera riesco a pubblicare la recensione de "Il cacciatore di libellule", di Giuliana Guzzon, un bel thriller psicologico che ci porta nel cuore dell'Africa.



SINOSSI  

Gabriel Larsen è un antropologo molto legato al suo lavoro. Nella sua Firenze continua a tormentarsi sui reperti rinvenuti in uno scavo effettuato in Africa. Sente di dover dare una spiegazione a ciò che sembra apparentemente inspiegabile. La scoperta del corpo mutilato di una ragazza a Malindi fa da propulsore a una spirale di omicidi. Toccherà alla profiler Doris, al patologo Steven e al tenente Robert addentrarsi in uno dei peggiori incubi lastricato di ossa. L’unica prova che si tratti di un serial killer è la presenza di ali di libellula inserite negli occhi dei cadaveri. Questa la sua firma. Ma qual è il significato? Chi conosce il suo segreto? Il killer è rapido, veloce e non perde mai il controllo: segue i meandri oscuri della perversione umana ossessionato dalla poesia e la musica. Una sola certezza; ucciderà ancora. Nessuna donna è al sicuro; le sceglie, le segue, le tortura. Ogni volta che uccide le fantasie diventano più intense, provocanti e violente. Ambientato in uno scenario di toni caldi, profumi e odori che evaporano tra la terra arida e il verde, dove il rosso trova spazio negli incredibili tramonti, si è catapultati nel cuore del Kenya, dove si sente il respiro del popolo Masai.

La morte è uno di quei luoghi che ti possono asciugare la freschezza di una giornata.


Il libro di Giuliana Guzzon è il classico thriller psicologico dove il lettore entra nella mente dell'assassino. Un genere che io apprezzo particolarmente, perché mi piace “capire” il movente che spinge una persona, come il killer di questo romanzo, a uccidere ripetutamente, quasi fosse in un rituale da compiere a cadenza precisa. Ed è proprio così che agisce l'assassino de “Il cacciatore di libellule”: uccide le sue vittime, scelte apparentemente a caso, in onore di una causa superiore, alla quale immolerà il frutto dei suoi crimini

Gabriel, antropologo, viene richiamato in Kenya per far luce sulla scoperta di alcune ossa sepolte, la cui datazione è incerta, e forse può essere collegata ai macabri omicidi in cui il killer si diverte ad asportare parti delle ossa della vittima. Quello che Gabriel non sa, è che si troverà catapultato in un vortice di efferati delitti, che hanno un ritmo sempre più incalzante... Delitti che sono accomunati dalla brutalità e dalla “firma” dell'assassino: ali di libellula posate sugli occhi

Non spendo troppe parole su Gabriel, il protagonista, né sugli altri personaggi (Simona, la guida turistica e fiamma di Gabriel, Vanessa, la giornalista, e il corpo di detective tra cui Doris, profiler), perché volevo incentrare questa piccola recensione nella figura del killer, a mio avviso il vero protagonista di ogni thriller che si rispetti

Come dicevo poc'anzi (perché io adoro ripetermi!), il thriller psicologico è un genere che apprezzo molto. L'essere un tutt'uno con l'assassino, guardare attraverso i suoi occhi, pensare i suoi pensieri, entrare nel suo mondo malato e cercare un senso alle sue azioni. Nel libro di Giuliana, il cacciatore, l'assassino, ci viene presentato a gocce, attraverso dei veri e propri soliloqui mentali nei quali cerchiamo il filo logico dei suoi ragionamenti, senza peraltro trovarlo. Intravediamo una mentalità distorta, disturbata, folle, che viene celata dietro la facciata dell'uomo rispettabile, di colui che passa spesso inosservato. Mi è piaciuta molto la mente dell'assassino descritto da Giuliana: la ricerca della perfezione, dell'opera d'arte, quasi assolvesse un ideale superiore. La poesia con la quale descrive le proprie azioni. Uccidere è una forma d'arte. 
Uccidere è liberazione.

  La libellula è un animale, un simbolo della trasformazione, porta e cerca amore, 
si posa sulle acque e sui fiori, vola via leggera nei cieli, allieta lo sguardo, è misteriosa, colorata, trasparente, nel suo spirito c'è la bellezza, la consapevolezza e la libertà, 
anche voi sarete libere, mentre io canterò la mia canzone.






Lo stile di scrittura di Giulianaè asciutto ed essenziale, che incalza nel ritmo concitato delle fasi finali. Le bellissime descrizioni dell'Africa ci vengono regalate a immagini, come tante piccole istantanee da tenere in mano e guardare per perdersi nei propri ricordi. I dialoghi hanno una strutturazione che mi ricorda molto lo stile di scrittura dei romanzi francesi: lo so, è una sottigliezza, ma io apprezzo anche i più piccoli dettagli – o li detesto, a seconda dei casi. 

In definitiva, un bel romanzo, un thriller che possiamo leggere per staccare un po' dalla realtà. Se volete entrare nella mente dell'assassino, ebbene, questo è il libro che fa per voi!

Il mio voto:

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