Blogtour: "Love Vampire" di Ilaria Militello - 4° TAPPA - Secondo capitolo

11:20:00

Buongiorno, amici del blog!

Il mio piccolo spazio virtuale partecipa a un'altra bella iniziativa: il blogtour dedicato alla nuova trilogia di Ilaria Militello, Love Vampire. Nello specifico, il tour riguarda il terzo libro: "La strega vampiro". Questa è la quarta tappa, e vi presento un capitolo. 


LOVE VAMPIRE - LA STREGA VAMPIRO
Ilaria Militello

Casa editrice: Self-publishing
Genere: Fantasy
202 pagine
Prezzo edizione digitale: 2,99 euro



SINOSSI 

Cosa si fa per amore?
Nella vita si hanno sempre delle scelte e alcune sono più difficili da prendere, soprattutto se riguardano la tua eternità.
Ora che tutto è stato svelato a Lùlea non resta che decidere: una vita eterna con Alex come vampiro o salvare tutti dalle manie di grandezza di Lauriee, ma questo significa diventare una strega e non poter stare con Alex.
Nuove verità sconvolgeranno i due protagonisti e la pressione di una scelta importante metteranno a dura prova il loro amore.
Ma quello fra Alex e Lùlea non è un banale amore, ma un legame che dura nel tempo. Loro sono destinati da sempre a ritrovarsi e stare assieme, ma riusciranno questa volta a concedersi la loro eternità?
Cosa sceglierà infine Lùlea, una vita da strega o da vampiro?
Ogni scelta ha un prezzo e per quanto esso sia caro, bisogna sempre scegliere alla fine.
CAPITOLO 2

Possibile che mi ero immaginata tutto? Possibile che mi ero sognata la botola? Eppure anche Iomene aveva detto che c’era o almeno in quel punto c’era la magia, forse una magia che nascondeva qualcosa. Ero disperata, le fiamme iniziavano a far cadere i pezzi del tetto su di noi e sarebbero bastati pochi secondi e l’intera stalla avrebbe preso fuoco e saremmo morti tutti. Mi veniva da piangere, possibile che sarebbe finita così squallidamente? Alex e gli altri discutevano se e come uscire. Accanto a me si aprì una fessura e mi ci avvicinai, da lì proveniva un’aria umida, ma fresca. Una mano uscì e mi afferrò per un braccio tirandomi dentro, urlai e mi dimenai ma era tutto inutile, caddi a terra.
«Diamine se ti muovi, sta ferma!», mi disse un omino piccolo accanto a me. Era probabilmente un nano. Aveva dei lunghi capelli castani e una corta barbetta.
«Lasciami!», urlai. «Alex!»
«Zitta, non chiamarli.»
«Sì invece!», urlai di nuovo.
«Sono spacciati, lasciali bruciare, tu verrai con me.»
«No!», urlai di nuovo, ma l’uomo mi legò i piedi e mi caricò su di un pony e poi partì a razzo. Gli zoccoli dell’animale risuonavano come in una caverna. Intorno a me era buio e non potevo assolutamente muovermi. Le mie gambe toccavano terra.
«Lasciami!», urlai di nuovo, ma l’uomo mi teneva stretta. Dopo alcuni secondi mi ritrovai fuori, la luna era alta e grande nel cielo. L’uomo mi lasciò a terra ed io finii tra il fango e il fogliame.
«Accidenti quando sei difficile», mi disse nervosetto.
«Dove siamo, dove mi hai portata?»
«Bè prego per averti salvata», mi disse offeso.
«Voglio tornare indietro, voglio tornare da Alex!», dissi guardandomi attorno. Non capii da dove fossimo usciti. Ero frastornata e preoccupata per Alex e gli altri. Erano già bruciati? L’angoscia mi prese e iniziai ad ansimare.
«Ormai erano spacciati e poi meglio così», mi disse con disprezzo.
«Ma che dici, come meglio così, non sai quel che dici! Voglio che mi riporti indietro!», urlai fuori di me.
«Ehi piccola prepotente, non m’importa chi tu sia. Il mio compito era salvarti e portarti qui, fine!»
«Ma chi cavolo te l’ha chiesto!»¸ sbottai nervosa. Ero ancora seduta a terra e non avevo le forze per rialzarmi, il solo pensiero che forse avevo perso Alex e non avevo nemmeno potuto salutarlo per l’ultima volta mi faceva star male. Sentii gli occhi umidi, da lì a poco sarei scoppiata a piangere.
«Oh vedrai che starai meglio senza di loro. Non dovresti frequentare creature così, non avrai una bella reputazione», mi disse con ironia e lo fulminai con lo sguardo. «Oh Principessa della gentilezza guarda che era per ridere.»
«Ti sembra che io stia ridendo?», dissi brusca e mi guardai attorno per cercare il punto da dove eravamo arrivati.
«Ti sfido a ritrovare la via di prima», mi disse ridendo. Avrei voluto strangolarlo, vidi sul pony una fondina e da essa ne usciva un’elsa. La estrassi e la puntai alla gola del piccolo uomo che cessò all’istante di ridere.
«Adesso non ridi più vero?», chiesi con ironia. «Ora fai il bravo e mi riporti dove mi hai preso, subito!», dissi decisa. L’omino sbuffò infastidito.
«Subito», ripetei e poi tra due massi ben uniti fra loro uscirono come schegge Alex e gli altri.
«Lù, stai bene?», mi chiese preoccupato e fui felice di trovarmelo sano e salvo davanti agli occhi. Lasciai perdere l’omino, gettando la spada a terra e mi buttai fra le sue braccia.
«Pensavo di non rivederti più», gli dissi quasi commossa.
«A chi lo dici amore», mi disse posando la sua fronte sulla mia.
«Oh che scenette da far venire il diabete», disse sgarbato l’uomo. Alex lo guardò male e poi prese la piccola spada che poco fa tenevo in mano e la puntò verso di lui.
«Chi sei e come ti sei permesso di portare via Lù?», domandò minaccioso.
«Non so se l’hai notato, ma l’ho salvata amico», rispose infastidito. «Cos’è, ti sei offeso perché grazie a me è viva, oppure perché di ho detto che fate scenette da diabete? Sei un demone dovresti uccidere e non fare il rammollito», disse con disprezzo. Alex avvicinò la lama sempre di più al suo collo.
«Non hai risposto alle mie domande»¸ disse serio e rabbioso.
«Va bene», disse sbuffando lui. «Mi chiamo Dronel e sono stato incaricato di portare in salvo la ragazza.»
«Da chi?», chiese ancora rabbioso Alex.
«La regina Mab in persona», rispose fiero.
«Dorothy è con lei?», gli chiese più calmo Alex.
«Figurati se lo vengo dire a te.»
«Siamo amici. Sono Alexandre Turner», disse Alex sicuro.
«Tu?», chiese Dronel sospettoso, poi mi guardò. «Oh certo avrei dovuto capirlo. Bè in questo caso cambia tutto. Vi porterò dove volete andare, da chi state cercando, ovvio se loro ve lo permetteranno», disse sorridendo e indicò alle nostre spalle. Ci voltammo di scatto tutti e delle figure incappucciate, erano armati di archi e frecce dalla punta d’argento. Non riuscivamo a vedere i loro volti, ma vedevamo bene i loro archi dorati puntati contro di noi. Avevano dei lunghi mantelli di colore nero di seta, puntati all'altezza della gola con dei fermagli d'argento.
«La magia confusionaria di Dorothy è di nostro vantaggio. Non ci avete avvertiti», disse una voce che avanzava dal gruppo. La figurava aveva tra le mani una massiccia spada dalla lama d’argento. La luce della luna la faceva risplendere.
«Chi siete?», ci domandò deciso.
«Prima mostrati e poi parleremo», rispose Kyle e in testa alla schiera comparì un uomo. Era alto quanto lui, con spalle robuste e il petto muscoloso. Aveva i capelli legati a chignon ed erano biondi, così biondi che sembravano bianchi. I suoi occhi erano azzurro cielo e i suoi lineamenti mi erano famigliari.
«Endinio», disse Alex non felice di vederlo.
«Se non sbaglio voi siete i Turner, gli amici di Dorothy», disse lui.  «E quella deve essere la ragazza di qui si sente parlare», disse indicandomi.
«Non credevo che gli elfi ascoltassero i pettegolezzi», gli disse Alex con sarcasmo pungente.
«Lo facciamo quando sappiamo che ci coinvolgono», rispose serio. Aveva l’aria da arrogante.
«Non credo che dovrete disturbarvi.»
«Io credo che invece coinvolga tutti», disse sempre più serio l’elfo.
«Ce la caveremo!», disse bruscamente Alex.
«Io non credo proprio», ribatté altrettanto brusco lui. Tra i due c’erano scintille di fuoco.
«Ehi ragazzi calmiamo i toni, non è il caso di litigare» , disse Kyle, facendo segno a suo fratello con la mano di calmarsi.
«Che ci fate qui?», chiese Endinio.
«Siamo qui per Dorothy. Lei ci ha cercato, tuo fratello ha portato una lettera a Lù», spiegò Kyle con calma ed Endinio lo fulminò con lo sguardo.
«Mio fratello?», chiese sospettoso. «Non dire balle demone!», urlò e sentimmo le corde degli archi tirarsi. Alex si mise davanti a me per proteggermi.
«Non fare il furbo demone, sai che se le nostre frecce vi trafiggono morirete», gli disse Endinio sicuro di sé.
«Vogliamo solo sapere come sta Dorothy. Non vi abbiamo mentito, è la verità», gli disse Kyle con la stessa gentilezza di prima, ma servì a ben poco.
«Non vi deve interessare. Andatevene!», ordinò lui.
«Non ce ne andremo finché non ci direte che fine ha fatto Dorothy», disse nuovamente Kyle, ma questa volta i suoi toni erano meno cordiali.
«E allora non ve ne andrete affatto», disse lui aspro. Alzò il braccio e capii all’istante che dovevo intervenire. Dovevo salvarci da quella situazione.
«No, non fatelo!», urlai mettendomi davanti a loro.
«Lù, togliti», mi disse Alex afferrandomi per il braccio.
«No, non mi tolgo», dissi liberandomi. «Vi prego non fate loro del male, non siamo venuti qui per uccidere  Dorothy, se è questo che pensate. Ti giuro che tuo fratello Emir è venuto da me portandomi la lettera scritta da Dorothy. Non saremmo qui altrimenti», dissi loro agitata e impaurita.
Gli elfi rimasero immobili per alcuni istanti e a un cenno del loro capo abbassarono gli archi. Endinio si avvicinò a me e mi sorrise.
«Lo sai che noi capiamo quando ci mentono?!», mi disse sicuro di sé.
«Sono tranquilla. Non ti ho mentito!», dissi altrettanto sicura, sostenendo il suo sguardo.
«Endinio!», disse una voce che si fece largo tra gli elfi. «Lasciala, ti ha detto il vero.» Era Emir. Sorrisi nel vederlo lì. Accanto a lui c’era un’altra persona.  Una splendida ragazza dai lunghi capelli castano chiaro e gli occhi color nocciola.
«Oh! I fratellini al completo ci sono», disse Endinio con sarcasmo.
«Falla finita! Lasciali stare, Dorothy li vuole vedere e anche nostra madre», gli disse Emir brusco.
«Non farò entrare questi mostri nella nostra dimora», disse con disprezzo. Sentirli chiamare così mi fece innervosire e avrei voluto tirargli un pugno in faccia. Una rabbia incontrollabile mi stava scuotendo. Alex mi afferrò la mano come se avesse capito.
«Non lo decidi tu», gli disse la ragazza.
«Io non li scorterò fino a casa», ribatté nervoso lui.
«Sono gli ordini di nostra madre», ripeté infastidito Emir.
«Sono degli sporchi succhia sangue e lei è una mezza», disse con disprezzo. Alex ringhiò e la mia rabbia crebbe.
«Non osare», gli disse Endinio. «Morirai prima di avvicinarti a me.»
«Bada a come parli orecchie a punta», gli disse Alex rabbioso e i suoi occhi iniziarono a spegnere il colore.
«Non ho paura», gli disse con sfida Endinio.
«Siamo tutti bravi a parlare con un esercito che ci difende. Voglio vederti da solo!», gli disse Alex. Endinio si gonfiò d’orgoglio e si fiondò addosso ad Alex, lui mi spinse fra le braccia di Kyle e iniziò a lottare con la minuscola spada che aveva preso prima dalle mie mani.
«Fermi!», urlò Emir. «Maledizione Endinio!», disse andando verso suo fratello.
«Alex!», urlai mentre cercavo di raggiungerlo, ma Kyle mi teneva stretta. Endinio affondò la spada, ma Alex la schivò veloce. Poi fermò un altro colpo.
«Mi basterà ferirti feccia», gli disse con disprezzo Endinio.
«Se ci riesci», ribatté sicuro di sé Alex. Pregai che la finissero. Endinio fece roteare la spada sopra la testa di Alex e lui si piegò all’indietro come un contorsionista, poi gli sferrò un calcio sulla faccia. Endinio urlò di rabbia e disarmò Alex. Era la sua fine. Urlai e mi liberai dalla presa di Kyle mi misi fra Alex ed Endinio proprio mentre stava per colpirlo e chiusi gli occhi aspettando di sentire che la grossa spada mi trapassasse, ma sentii due lame che si scontravano.
«Che diavolo fai Emir?», ruggì rabbioso Endinio. Riaprii gli occhi ed Emir aveva bloccato la spada di suo fratello con la sua.
«Ora basta Endinio! Se li uccidi nostra madre non ti perdonerà. Lei dovrà salvarci, non dimenticarlo. Portale rispetto!», disse spingendolo via. Endinio sgranò gli occhi ed Emir abbassò la spada guardando il fratello serio.
«Non provarci mai più», gli disse Endinio.
«Non provare mai più tu a volerla uccidere», disse riferendosi a me.
«Ora finiamola di fare i buffoni. Nostra madre aspetta e lei odia aspettare», disse la ragazza seria e s’incamminò. Emir ci fece cenno di seguirla.
«Grazie», dissi.
«Di nulla, dovere», mi rispose Emir sorridendo.
«Chi è la ragazza?», gli chiesi.
«Mia sorella di mezzo, Edeine», rispose. Alex incrociò le dita fra le mie.
«Pazza!», mi sussurrò sorridendo.
«Nessuno ti deve toccare», dissi ricambiando il sorriso.
«Grazie», mi disse baciandomi dolcemente.
«Andiamo!», ci ripeté Emir serio.
Lo seguimmo fino ai piedi di un grosso albero, nel fitto del bosco. Davanti ad esso c'era una scalinata di pietra. Edeine mise la mano sopra l'albero e si aprì un passaggio. Entrammo e le stesse scale che c'erano fuori, proseguivano dentro, ma a scendere.
«Dove andiamo?», chiesi ad Alex ansiosa e non contenta di essere di nuovo sotto terra.
«Questo è il passaggio per il loro mondo», mi rispose deglutendo a fatica.
«Tutto bene?», chiesi perplessa, ma non mi rispose.
«Gli manca l'aria», mi rispose Emir. «A tutti loro manca», mi disse indicando gli altri.
«Perché?», domandai preoccupata mentre scrutavo i loro visi uno ad uno, vedendo la sofferenza che provavano.
«Perché il nostro mondo è troppo "puro" per loro», mi rispose sghignazzando Endinio ed Emir lo inchiodò con lo sguardo.
«Il nostro mondo è differente dal vostro». Mi spiegò Emir.
«Siete elfi della notte, creature oscure anche voi no?»
«Non offendere ragazzina. Non paragonarci a tuoi amichetti», disse con disprezzo Endinio e capii di odiarlo profondamente. Non lo sopportavo.
«Non siamo dei peccatori noi. Siamo elfi della notte sì, ma abbiamo l’anima pulita», disse Emir.
«Loro non sono dei peccatori. Non fanno male a nessuno», dissi infastidita.
«Lù per quanto loro si comportino bene sono comunque dei dannati, bevono sangue ed è un peccato questo!»
«Lo fanno per vivere proprio come l’uomo mangia la carne», dissi sempre più infastidita dalle sue parole.
«So che lo vuoi difendere e che hanno un motivo per bere il sangue, ma è comunque un peccato!»
«Come fate in fretta a giudicare voi, cosa vi rende così speciali?»
«Ogni cosa», disse Endinio con superiorità.
«Tu non sembri così speciale, sei solo un presuntuoso», dissi indignata.
«Non provocarmi Principessa», mi disse puntandomi la spada alla gola. Mi bloccai e Alex si parò davanti a lui.
«Abbassala», disse fra i denti.
«Non darmi ordini, figlio di una strega venduta», gli urlò Endinio e Alex ringhiò.
«Finitela!», sbottò Emir. «Endinio piantala d’insultare. Lùlea parlava con me. Va ad avvisare che stiamo arrivando».
Endinio non gradì di nuovo l’intromissione di Emir, rimase pochi secondi a fissare Alex e poi se ne andò con passo svelto.
«Scusa mio fratello, è un po’ fissato», mi disse Emir. Annuii.
«Riprendiamo a camminare», ci disse la sorella di Emir. Aveva una camminata sinuosa e indossava un vestito lungo color lilla. Era davvero aggraziata. Guardai Alex per vedere se era attratto dalla sua bellezza, ma non lo vidi per nulla preso, anzi era sofferente. Gli strinsi la mano.
«State male?», chiesi preoccupata.
«Non ti preoccupare, non moriremo», mi rispose Kyle sorridendomi, ma vedevo il suo sforzo. Vedevo lo sforzo di tutti e mi sentivo male a vederli così.
«Non si può fare nulla per farli stare un po’ meglio?», chiesi a Emir.
«Soffrono come noi soffriamo nel vostro mondo.»
«Ma voi non mi sembravate sotto sforzo prima.»
«Questione d'abitudine, ma se dovessimo rimanere qualche giorno in più, patiremo. Una volta non era così. Un tempo quando gli umani ancora non esistevano e le streghe bianche erano di più, ci era permesso camminare un po’ di più, ma ogni giorno che passa l’aria del mondo si inquina di odio», disse con malinconia. Guardai Alex e ogni passo che facevamo, il suo respiro si faceva sempre più affannato. Iniziai anche io a sentirmi a disagio. Una parte di me soffriva, era la parte vampiro, la parte di Leila, mentre quella di Eileen si sentiva a suo agio. Dentro di me iniziò così la lotta dal voler scappare via da lì e voler rimanere per assaporare il benessere che quel posto dava. La mia testa era confusa. Non sapevo se correre via oppure proseguire. Più andavamo avanti e più stavo male e non solo io.
«Basta, fermiamoci», dissi ansimando. Mi girava la testa e avevo la nausea. Emir mi guardò perplessa. Sua sorella si fermò e mi guardò seria.
«Volevate vedere Dorothy no?», mi chiese Emir confuso.
«Sì, ma non voglio continuare, almeno non una parte di me.»
«Capisco. Il tuo lato vampiro ne risente. Dovevo immaginarlo. Va bene andrò a chiamare Dorothy e mia madre. Edeine tu resta con loro». Sua sorella annuì ed Emir si affrettò. Gli uomini incappucciati dietro di noi rimasero.
«Sono le vostre guardie?», chiesi a Edeine. Annuì. Restammo in silenzio per alcuni secondi in attesa che Emir tornasse. Io mi assicurai che Alex stesse bene.
«Siete davvero uniti», disse sorridendomi Edeine.
«Sì», dissi felice e lo guardai. Era seduto a terra e mi sorrise con amore e dolcezza, benché sul suo volto si leggeva la fatica che faceva a rimanere lì.
«Ora capisco per quale motivo vi chiamano la “coppia perfetta”»
«Lo eravamo un tempo», precisò Alex.
«Lo siete ancora. I vostri corpi sono diversi, ma l’amore no! Perfino i nemici sono quelli di sempre», disse Edeine. Non aveva tutti i torti.
«Io ero un vampiro tempo fa, ora non lo sono più», dissi dispiaciuta.
«Non ha importanza cosa sei. Tu sei sempre tu. Non pensare che non esserlo possa essere un ostacolo per il vostro amore. L’amore vince su tutto!»
«Su Lauriee non ha vinto.»
«Perché tu non avevi i poteri necessari a sconfiggerla, ma ora sì per questo ciò che sei lo devi vedere come un dono e non come una maledizione. Ciò che sei non ti dividerà da lui!»
«Un giorno forse, lui resterà immutato mentre io..»
«Mentre tu invecchierai?», mi chiese Edeine interrompendomi. Strinsi la mano ad Alex e annuii con tristezza. Edeine rise con ironia come se avessi detto una scemenza.
«Quanto devi ancora scoprire di te stessa», disse e in quel momento vidi avvicinarsi a noi due donne, con al seguito una decina di elfi incappucciati. La prima la riconobbi subito benché fosse un po’ meno invecchiata. Era Dorothy, ma non quella che avevo conosciuto, era più giovane. L'altra capii che era Mab, la regina. Era davvero bella. Aveva lunghi capelli biondi. I suoi occhi erano lunghi e fini, di colore celeste. La sua pelle era candida e le guance erano rosee, come le sue labbra. Piccole e allungate. Il suo corpo era snello e sinuoso. Indossava un abito rosa di seta con dei ricami fatti con tanti piccoli e luminosi diamanti. Da sotto i suoi meravigliosi capelli lucenti spuntavano due orecchiette a punta, graziose e ornate da orecchini a pendente di colore rosa, come il vestito. La sua bellezza era davvero strabiliante e i suoi movimenti erano aggraziati. Era una visione celestiale.
«Mi fa piacere che mi abbiate trovato», ci disse Dorothy sorridendo. «Mi spiace che siate dovuti venire fin qui ragazzi. So che per voi è una sofferenza restare qui, quindi non voglio farvi rimanere più del dovuto. Mab era curiosa di vedere Lùlea». Mab si avvicinò a me sorridendomi. La sua presenza così raffinata mi faceva star bene, ma mi procurava anche fastidio. Mi sentivo soffocare.
«Vedo che in qualche modo la tua parte vampiro sta uscendo», mi disse seria. Non sapevo che dire. Non sembrava contenta della cosa e non volevo discutere proprio con lei.
«Mi auguro che riuscirai a tenerla a freno prima del tuo grande compito», mi disse e poi guardò Alex. «Sai già cosa voglio dirti vero?», gli chiese con serietà.
«Dipende», rispose lui senza nemmeno guardarla in faccia.
«Dovrai scegliere presto o tardi e spero che tu faccia la scelta giusta», gli disse lei.
«Giusta per chi, per voi o per me?», le chiese infastidito da quella conversazione. «Lei sola dovrà decidere!»
«Non mancarmi di rispetto, non sei nella posizione per farlo», le rispose lei irritata.
«Non mi permetterei mai di farlo, ma sono stufo che continuiate a dirmi che devo fare e, che devo fare la cosa giusta per tutti, sono io a soffrire, non voi, quindi se permettete, farò quello che riterrò giusto di fare per me e per lei!», rispose Alex deciso ma con tono garbato.
«Non fate scelte che potremmo rimpiangere», disse con calma e serietà. Alex fece un sorriso sforzato e non sapevo se lo faceva perché stava patendo nel rimanere lì o perché non voleva sorriderle per davvero.
«Ho già detto che sarà lei a scegliere!», ripeté secco.
«Ogni sua scelta dipenderà anche te Alexandre. Voi siete un’unica cosa.»
«Sarà meglio andare adesso..non ce la facciamo più», disse rialzandosi con sforzo.
«Sì Alex ha ragione, dobbiamo andare», disse Kyle rivolgendosi a Mab, che annuì con il capo senza parlare. «Tu che fai Dorothy?»
«Non posso rimanere qui, è chiaro, ma non so dove andare, la mia casa non è più un luogo sicuro», disse con dispiacere. «Nessun luogo lo è ormai, lei sa che sono viva e mi cercherà ovunque.»
«Puoi venire a villa Galè con noi, Mel l'ha rifatta com’era una volta, più o meno», le disse Kyle. «E sarai protetta», aggiunse Alex.
«Ma voi dovete già proteggere Lùlea e..»
«E non è un problema, proteggeremo entrambe», la interruppe Kyle e poi le sorrise.
«Va bene, non posso rifiutare, voi vampiri quando vi mettete in testa una cosa, siete dei veri testardi», disse con affetto e salutò Mab, ringraziandola per la breve ospitalità e per la protezione.

Tirai un grosso respiro quando finalmente uscimmo da quel posto. Respirare di nuovo l’aria era qualcosa di piacevole e il piacere non fu solo il mio, anche Alex e gli altri si riempirono i polmoni d’aria.
«Dobbiamo muoverci»¸ disse Dorothy passando fra i resti della sua casa ormai ridotta in cenere. Restò impassibile, come se nulla fosse, come se quella non era nemmeno la sua casa. Come poteva avere così tanta indifferenza.
«Forza ragazzi, andiamo via di qua!», ripeté nervosamente.
«Cosa ti preoccupa?», le chiese Kyle.
«Voglio solo andare alla villa, lì sarò al sicuro, lo saremo tutti», disse camminando frettolosamente. Indossava una lunga gonna nera di pizzo. I suoi capelli bianchi lucenti riflettevano con la luce della luna. La seguimmo senza dir nulla. Dopo alcuni istanti di camminata Dorothy estrasse un pugnale dalla lama d’argento e aprì un passaggio.
«Avanti, andiamo!», ci disse. Fu la prima a passare. Ci ritrovammo davanti alla villa e questa volta fu lei a tirare un sospiro di sollievo. Oltrepassò lo steccato, la porta si aprì e comparì una Mel sorridente.
«Com’è bello riaverti qui», le disse andandole incontro con le braccia larghe.
Dorothy sorrise e l’abbracciò. «E’ bello tornare», disse poi.
«E’ sempre la tua casa», le disse Mel. Entrammo tutti. Dave e Kyle bevvero sangue da tazze che Mel aveva riscaldato. Dorothy si sedette sul divano con una tazza di tè, Mat e gli altri ritornarono ai loro rispettivi clan e Alex mi riportò a casa.
«E’ stata una notte un po’ movimentata. Devi riposare, non ti restano molte ore di sonno», mi disse Alex.
«Di cosa parlavate tu e Mab?», chiesi mentre mi ripulivo e mi preparavo per la notte.
«Della tua scelta. Prima o poi dovrai scegliere se ritornare vampiro o strega», mi disse serio.
«Sai già la mia scelta»
«Non devi decidere perché ci sono io. Cosa avresti fatto che se io non fossi esistito?»
«Alex non voglio nemmeno pensarci. E’ una cosa assurda! Tornerò vampiro, voglio una vita eterna con te e se decidessi di diventare una strega non potremmo farlo e non dirmi che mi amerai ugualmente. Non dirmi che non è un problema, invecchierò se ben più tardi che un essere umano, invecchierò e morirò. Non voglio separarmi da te, mai più!»
«Nemmeno io, ma come facciamo se quando distruggerai i libri diventerai una strega? Non potremmo più tornare indietro.»
«Per questo prima di farlo voglio essere sicura che non diventerò totalmente una strega. Voglio sapere il più possibile prima. Edeine mi ha detto che devo scoprire ancora molto su di me. Non so per quale motivo me l’ha detto ma è una cosa che voglio scoprire. Sento che abbiamo una soluzione, che c’è la possibilità di distruggere i libri e di poter diventare un vampiro. Scopriremo questa soluzione. Vedrai, andrà bene!», dissi piena di speranza. Ci credevo sul serio.
«Sì, ma se dovessi scoprire che distruggendo i libri diventassi una strega?»
«Non lo farò Alex. Cercheremo comunque i libri, li nasconderemo in modo che Lauriee non li possa trovare e mi trasformerai, anche contro il volere di tutti, sono io a decidere della mia vita!»
Ero soddisfatta di ciò che avevo deciso. Non avrei mai rischiato di diventare una strega, non volevo esserlo. Volevo solo un’eternità con lui e quella era un’ottima soluzione.
«Dormi adesso. Non pensiamoci per ora», mi disse stringendomi a sé. Non feci fatica ad addormentarmi, i miei occhi si chiusero immediatamente e non mi accorsi nemmeno quando iniziai a sognare.
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