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venerdì 9 settembre 2016

Vita da Self: l'intervista di Federica Martina


Carissimi lettori, oggi inauguriamo una nuova rubrica: Vita da self. Di che cosa si tratta? Be', dal titolo si capisce già: in questa rubrica parleremo del self-publishing, e soprattutto avrò il piacere di presentarvi l'esperienza di alcuni scrittori self che hanno gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande. Bando alle ciance, allora, e iniziamo con l'intervista di Federica Martina, il cui ultimo romanzo, "Touchdown", è uscito qualche mese fa.

Come sei venuta a conoscenza del self-publishing?

Sono venuta a conoscenza di questa alternativa alle Case Editrici grazie a un gruppo di amiche che scrivevano come me e che hanno iniziato così. 

Quando hai iniziato a scrivere come self-publisher? 

Nell’agosto del 2015 ho pubblicato il mio primo romanzo da auto pubblicata; quindi un anno fa. 

Com’è venuta questa idea? Avevi già pubblicato prima con una casa editrice? 

Mi è venuta perché ho sempre desiderato pubblicare un libro con il mio nome e la storia che avevo tra le mani non era adatta al mercato che andava in quel momento. Le storie che scrivo non sono proprio del genere di romanzi che pare piaccia leggere adesso, quindi se volevo pubblicare, dovevo trovare una soluzione alternativa. Non ho mai pubblicato con una Casa Editrice, ma in passato avevo collaborato a dei progetti benefici che si appoggiavano a delle case editrici. 

Come ti trovi con il self-publishing? Pensi sia un’alternativa conveniente a una casa editrice? 

Penso che sia un’ottima alternativa, all’estero è famigerato il caso di molti autori che sono diventati famosi senza una CE che li supportasse. Però essere sola, in ogni aspetto, dalla prima parola scritta, fino alla firma del foglietto del corriere che ti da la prima copia è davvero dura. Ci vogliono tanta determinazione e organizzazione e poi non finisce certo lì. Ci vuole pubblicità, tantissima e studiata. Recensioni e blogger che parlino di te e ti supportino, un investimento in gadget e regali… è durissima e solo se si è davvero convinti si riesce a non perdersi d’animo. Io mi sono trovata bene, ho avuto tantissimo aiuto dalle mie colleghe auto pubblicate come me e anche da qualche blog un po’ grandicello. Poi la disponibilità verso gli altri aiuta molto, se tu offri una mano, spesso ti ricambiano e ti aiutano più volentieri. 

Quali sono state le maggiori difficoltà ad auto pubblicarti? 

Per me è stata la pubblicità. E’ davvero difficilissimo emergere e farsi conoscere nell’oceano di altre pubblicazioni che ci sono oggigiorno 

Quali sono state le maggiori soddisfazioni? 

Leggere le recensioni positive, di persone che non ho idea di chi siano che hanno apprezzato la mia storia. Vedere che nonostante sia una storia “tosta” (e sto parlando del mio primo libro pubblicato) c’era chi la comprava e chi lacompra ancora adesso dopo un anno che è in vendita. Quelle sono le cose che ti fanno credere di potercela fare.

A tuo avviso, il self-publishing avrà futuro in Italia? 

Il self-pubblishing potrebbe avere un futuro, dopotutto ormai in Italia ci sono poche CE davvero disposte a pubblicare un esordiente italiano, quindi sì, per me potrebbe averlo, ma lo avranno anche e forse di più le piccole CE digitali che si prendono l’impegno di farti quella possibilità che le “grandi” non ti danno. 

In generale, cosa pensi del self-publishing? Ti senti di consigliarlo? 

A me quest’esperienza ha dato grandi soddisfazioni e gioie. Sì, lo consiglierei assolutamente e senza dubbio. Più siamo più c’è la possibilità che “quelli là fuori” si accorgano di noi e ne parlino. Nel bene o nel male poco importa. I libri italiani hanno bisogno di farsi conoscere e molti di quelli che conosco io come self meritano davvero molto di più rispetto a certi libri editi da CE.

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