Recensione: "Rebirth - I Tredici giorni" di Alessia Coppola

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Ci sono quei libri che, anche nella loro brevità, riescono a trasmetterti una qualche emozione, che sia gioia, rabbia, dolore o altro. Libri che riescono a catturarti completamente. Libri che, una volta terminati, lasciano un senso di vuoto, o di appagamento. Ovvietà, certamente, perchè sarà capitato a tutti voi e continuerà a capitare. Però, talvolta, è bello ripetere anche cose ovvie. Il libro di cui vi parlo è "Rebirth - I Tredici giorni" di Alessia Coppola (Dunwich Edizioni).





 REBIRTH - I TREDICI GIORNI
Alessia Coppola

Editore: Dunwich Edizioni
Genere: Urban fantasy
Collana: Rosa Gotica
137 pagine
Prezzo edizione cartacea: 5,10 euro
Prezzo edizione digitale: 2,99 euro
ISBN: 978-8898-361-91-5


SINOSSI  

New Orleans, 1939 Le luci del teatro si spengono. Grace stempera il trucco di scena. Si specchia. Segue con lo sguardo una ruga. Si rende conto che il tempo scorre anche per lei. Ma lei non vuole invecchiare. Con il cuore in tumulto esce dal teatro. Ad attenderla c’è un uomo in nero che le promette l’eterna giovinezza. E se riuscisse davvero a impedirle di invecchiare? Grace stringe un patto con lui, ignorando che in realtà è un demone figlio della Morte. Un Chronat. Da questo momento, ha tredici giorni per fuggire. Se il demone riuscirà a trovarla prima della mezzanotte del tredicesimo giorno, lei apparterrà alle schiere della Morte e diventerà un Chronat a sua volta. In caso contrario, sarà libera. Ma il percorso che attende la seducente attrice è pregno di sorprese. Non ultima quella che la porterà tra le braccia di Ayku, custode designato per proteggerla dal Chronat. Tra creature angeliche dedite al Bene e demoni votati al Male, Grace si ritroverà per la prima volta nella sua vita a dover scendere a patti con il Destino… e a compiere la sua scelta.

"L'amore ci rende migliori", mi aveva detto una volta Gary, che in più di qualche occasione aveva tentato di conquistare un podio d'onore nel mio cuore.
E io avevo replicato alla sua affermazione, deludendone lo slancio.
"Potrà anche esserlo ma la solitudine ci rende perfetti."


Trovare parole per descrivere i miei sentimenti nei confronti del romanzo di Alessia Coppola è difficile. Una volta terminata la lettura, sono rimasta sovrastata da emozioni che non sono ancora riuscita a decifrare. Stordimento? Malinconia? Amarezza? Non lo so. Tenterò comunque di mettere su "carta" i miei pensieri, anche se so che sarà complicato, perché, non chiedetemi il perché, spesso ho difficoltà a tradurre in parole quello che provo dopo aver letto un libro che mi ha tanto coinvolta emotivamente.


Non ho letto "Rebirth" in tredici giorni e nemmeno tredici ore. Me ne sono bastate tre o quattro per terminare questa piccola perla. Un romanzo sulla solitudine e sul destino, sulla speranza e sulla forza dell'amore. Grace Matthews, diva del teatro in una New Orleans degli anni Trenta, sente che la sua carriera sta per terminare, poiché piano piano il suo corpo sta invecchiando ed è consapevole che il mondo dello spettacolo predilige forme e visi giovani. Proprio una ruga la farà desiderare di vendere l'anima per rimanere giovane per sempre. I suoi desideri vengono, però, ascoltati e realizzati da un Chronat, demone figlio della Morte che, nell'inganno, stringerà con lei un patto mortale: se entro tredici giorni Grace non riuscirà a sfuggirgli, sarà condannata anch'essa a diventare un Chronat. Per fortuna, nella sua strada arriva Ayku, uno Jupfer, ossia una sorta di angelo custode che ha il compito di salvare le vittime dalle maledizioni dei Chronat...

Avevo già avuto modo di apprezzare la scrittura di Alessia in "Alice from Wonderland", un romanzo che mi era veramente piaciuto. In "Rebirth" l'autrice non è da meno. Uno stile lirico, non rindondante e carico di sentimento. Emozioni che sono fuoriuscite dalla sua penna per depositarsi nelle pagine del libro; sono loro il vero collante di quest'avventura dalle tinte quasi oniriche, sospese tra realtà e magia.


Il vento acconciava i suoi capelli in pose convulse.
La pelle liscia si lasciava accarezzare dai raggi lunari.
Più lo ascoltavo e più mi perdevo.
Avevo perso tutto in pochi giorni.
Avevo perso il senno in poche ore.






Grace è una donna costretta a vivere nella solitudine in cui è finita dopo la morte delle persone che amava e dopo che, per non soffrire più, si è costruita il suo muro personale dietro il quale nascondersi. Grace è una donna che vive per il pubblico dei suoi spettacoli, che le appartiene un po' come se fosse la famiglia che non ha più. Una donna dura, disincantata, all'apparenza arida. In realtà, lei è molto più di questo. Solo, non riesce e non vuole ammetterlo. Almeno, fino a quando non incontra Ayku, il suo Jupfer. Comprende, allora, che forse ancora un po' d'amore è rimasto nel suo cuore tormentato. Un'amore eterno ma impossibile, di quelli che leggiamo e che ci fanno sospirare e piangere al contempo. Un amore senza confini, ma con barriere ben più grandi a ostruirlo.

Amore, i cui fili sono intrecciati strettamente con il Destino. Sì, Destino con la D maiuscola, perché è di questo che leggiamo nel romanzo. Il Destino, qualcosa contro cui non riesci a lottare. L'abile marionettista che muove i fili delle proprie bambole, giocando senza ritegno con le loro esistenze. Al destino non si sfugge, anche se tutti noi tentiamo più volte di scappare, o di combatterlo. Anche Grace è costretta a fare i conti con qualcosa più grande di lei, che va oltre la sua umana comprensione, e che forse non riesce nemmeno a capire del tutto. Tanti interrogativi affollano la sua mente, forse troppi. Una marea di confusione l'ha colta nel momento in cui il Chronat è stato attirato dalla sua ingenuità. In questo frangente, Ayku diventa la sua nuova colonna, qualcosa a cui appigliarsi per evitare di essere travolta. Qualcosa in cui nascondersi per salvarsi dalle decisioni del Destino.

"Rebirth - I Tredici Giorni" è un romanzo che ci dà speranza, quella speranza che tutti noi cerchiamo nel momento in cui tutto sembra andare a rotoli. Aggrapparsi a qualcuno o qualcosa, che diventa la nostra colonna portante, nella consapevolezza che il Destino spesso ha già scritto tutto per noi.

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