Le segnalazioni del martedì: "Maledetta-mente" di Adriana Pitacco

17:25:00

"Le segnalazioni del martedì" è una rubrica a carattere settimanale o bisettimanale dove sono racchiusi tutti i romanzi, self-published o di case editrici, che non rientrano nelle altre macro rubriche a carattere tematico presenti nel blog.

Buongiorno, cari lettori! Oggi inauguriamo una nuova rubrica, quella del martedì. Questo giorno sarà dedicato alla segnalazione, con i dovuti accorgimenti di cui ho già parlato in precedenza, di tutti i romanzi, self e non, che non rientrano nelle macro rubriche tematiche degli altri giorni.
Oggi voglio presentarvi "Maledetta-mente", romanzo psicologico scritto da Adriana Pitacco, velata denuncia contro gli abusi terapeutici e la malasanità in alcuni settori importanti, come la psichiatria.

MALEDETTA MENTE
Adriana Pitacco

Casa editrice: Lettere Animate
Genere: Psicologico
122 pagine
Prezzo edizione digitale: 2,49 euro
ISBN: 978886825720


SINOSSI

Sandra è ormai giunta alla fine dei suoi giorni, lo sa.
Il cancro la sta bramosamente sradicando dalla vita.
L’unico desiderio che le rimane è quello di raccontare all’eterna compagna che la sta attendendo, la morte, il racconto di Sergio, l’unico uomo che riuscì ad amare, in grado di farle raggiungere le piramidi dell’esistenza. Comprendendo la sua rapida fine si trasforma in un’abile narratrice pronta a cimentarsi nell’arte del racconto, mentre la morte in trepida attesa l’ ascolta.
L’affresco della memoria prende forma dal momento in cui Sergio, brillante psichiatra in carriera,decide di lasciare l’Italia per accettare un incarico nell’ospedale psichiatrico di Losanna.
Sergio intuisce sin da subito che da quel momento avrebbe dovuto scontrarsi con una rigida e degenerata impostazione della psichiatria , secondo la quale il compito prioritario del medico consiste nel contenere e annullare il paziente, nell’abolire qualsiasi suo desiderio. Folgorato dall’urlo lacerante di uomini e donne, Sergio percepisce il crescendo del loro dolore mentre la loro lontana quotidianità sta sprofondando in una voragine senza respiro.
Con l’avanzar dei giorni però egli riesce a confutare ogni idea di questa fuorviante e idolatrata psichiatria, sicuro di poter ottenere migliori risultati tramite il dialogo con i pazienti, non vedendoli come semplici numeri o come inguaribili malati da schedare e sedare, avvertendo il disperato richiamo del loro atavico istinto di sopravvivenza.
E’ convinto, così facendo, di avvicinarsi al fulcro dell’esistenza umana. S’inoltra nell’inquieta vegetazione dei loro pensieri, nei loro ricordi chiusi in un profondo oblio, nei loro isterici movimenti, in quel pianto fagocitato dalla tortura di qualche elettroshock d’ultima generazione. Il giovane medico abolisce le violente terapie mettendo in discussione le usuali pratiche psichiatriche.
Come uccelli migratori, gli ospiti del reparto migrano sulla rotta del cambiamento per ritrovare la perduta libertà.

Prima di scrivere questo libro ho scoperto, attraverso un’esperienza alquanto dolorosa, come un certo tipo di psichiatria possa perpetuare”maledetti” abusi sia nei confronti dell’adulto, sia nei confronti del mondo dell’infanzia. 
Sentivo il bisogno, quasi ancestrale, di denunciare quanto avevo visto, ma non volevo che diventasse un mero elenco di abusi o una sorta di inchiesta giornalistica. 
Da questa volontà è nata l’idea di trasformare la denuncia in una storia d’amore, la cui voce narrante fosse quella di una donna giunta alla fine della sua esistenza, una donna che racconta la vita dell’unico uomo che ha amato, di un medico psichiatra che si è scontrato contro una rigida e degenerata impostazione della psichiatria, abolendo tutte le terapie violente di contenimento e attribuendo all’arte un ruolo fondamentale per comunicare con i pazienti. 
 Questa storia è dedicata a Sergio, lo psichiatra di Maledetta-mente, che con la sua energica voce mi disse: "Non dimenticare di esistere! Non dimenticare mai di far sentire la tua voce.” 
 E così sono diventata narratrice delle sue storie, delle sue battaglie, di quel profondo richiamo al valore inestimabile della diversità e alla straordinaria forza della libertà.
Per non dimenticare… 
Mai!

... un estratto ...


Vidi infierire lo sguardo attento ad adocchiare le misure, il peso, la conformità del volto, l’idea dell’espressione. “Povero stupido!” lo schernii ridendo di gusto mentre mi si asserragliavano attorno dimenticando che esistevo : “La porterà dove la luce ci sarà, ma lì non ci andremo più! Sssh... Zitte… piano e zitte ritorniamo! Lui sceglie la più bella! Ma noi brutte siamo! Vero! Vero!” S’ atteggiarono le deformità dei loro volti; poi le vecchie pazze se ne andarono moltiplicando i loro passi e veloci entrarono nelle loro stanze. Pronto s’avventò sulla nuova preda : ferme rimasero le mie braccia, liquefacendo i movimenti congestionati da cinghie di cuoio. Mai mi sarei dimenticata di colmare la rabbia, e cogliendo al contrattacco la mossa avversaria, lucido il calcio, si tuffò nel ventre oleoso dell’infermiere. Troppo forte l’indignazione del medico? A nessuna pazza era concesso esercitare così bene i suoi movimenti. Il controllo doveva essere immediato! Sfoderarono le loro forze, mentre sentii il corpo irrigidirsi come un vecchio gambero: indietro sarei ritornata? Lontano me ne sarei andata? Tutto, precisamente tutto, era stato predisposto per l’ennesimo Blitz!
“Mia cara Charlotte, tra breve tempo la pazzia non ti concederà più le sue grazie!” accesa la voce la vidi correre velocissima lampeggiando l’inno della novità; poi scosse più volte il capo mentre i laboriosi movimenti ricontrollavano i cavi che schioccavano dentro la lebbrosa officina.
Stagnante l’acqua, rigido il sangue, tentai di mantenere ferma l’origine della memoria, perché prodigioso il tempo sarebbe ritornato, sicura che i volti della memoria avrebbero continuato a oziare dentro al gioco del giorno e della notte.
Avrei rivisto mamma dentro ai suoi innumerevoli dubbi e papà guastarsi il giorno con il canto inquieto della sua malinconia. Tutto così straordinariamente semplice.
Ma l’officina continuava a reclamare l’esito del nuovo esperimento! L’urlo si soffocò in gola pastoso come il vomito, mentre strani marchingegni fumiganti di odore ferroso si attaccarono sulla testa come sanguisughe.
Leggero lo sguardo nell’istinto della sopravvivenza si richiuse tra i sogni della strada, nascosto tra la luce del giorno, al galoppo, dentro al rosso acceso.
Ricordandosi ancora di me.
“Oggi è diverso! Regoliamo l’afflusso!” suggerì il vecchio medico dal viso crepuscolare “Intensifichiamo, il doppio della potenza!” Fulmineo si girò per guardarmi come si osserva la consistenza di un oggetto. La fetida luce si aprì traboccando la testa nei fulminei attacchi. Senza tempo sentii i sensi annullarsi nel dolore esasperante. Fritto il cervello! Fritta la testa nella luce bollente! Vidi rovi di capelli spezzarsi sotto gli elettrodi. Mi si sradicarono le ossa come pezzi di vecchia artiglieria e rimbombavano al via delle nuove scosse! Interminabile il corpo nel dolore intermittente, lo vidi sbalzare nell’aria e ricadere trafitto dai muscoli che controllavano gli ultimi respiri. Improvvisamente stramazzato a terra non si sollevò più! Mai più sorretto, ora negato, si collocava in una zona che non mi apparteneva : carne flaccida dentro all’odore elettrico, senza più coscienza di vegliare il tempo! Nuovo elettroshock! Così lo chiamavano.
Sparse le voci mi chiamarono : “Dov’ero? Chi mi chiamava? Rimarrà almeno il sogno?”

Si svegliò di soprassalto Sergio; nel breve tempo del sonno Charlotte aveva scelto di andarsene dove il tempo dimenticava di ricordare.
S’affrescò il ritratto, naturale, selvaggiamente vivo, aderiva perfettamente alla volontà di esistere.
“Buona volontà a tutto… dottore…
Semplice questione di tempo... io ci sarò!”

Accese le luci Jonathan, fiutò il tenue movimento della luce : troppo pallida, poco consanguinea con l’ultimo esperimento. Follia elettrica? Cura polarizzata in un programma di controllo mentale perché solo un trauma di uguale intensità avrebbe riordinato menti vaghe e poco studiate. Rilesse l’ultima cartella : Shock elettrico – donna dall’età anagrafica conforme a quella fisica -
esperimento non riuscito.
 L'AUTRICE
 
Adriana Pitacco vive in un piccolo paese nella provincia di Venezia con due splendidi figli e un adorabile marito.
Insegnante dal 1988, è fermamente convinta che attraverso l'arte l'uomo possa esprimere la sua anima profonda e vera.
Ha avuto l'inestimabile fortuna di vivere con un padre cantante lirico e, fin dalla tenere età, ha vissuto il mondo dell'arte come un mondo magico e pieno di sorprese.
Ha scritto cinque libri ma, solo grazie all'incoraggiamento dei suoi figli, ha deciso di proporlo alla Casa editrice Lettere Animate che l'ha accolta tra le sue scrittrici.

Ti potrebbero anche piacere

0 commenti

Post popolari

Partecipo a:

Riconoscimenti

In classifica
siti web
VOTA IL MIO BLOG SU NETPARADE!
anticocalamaio.blogspot.it

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
L'autrice non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post.Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.
Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Altre fotografie, invece, sono di proprietà dell'autrice del blog, che non è responsabile, inoltre, dei siti collegati tramite link né del loro contenuto, che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

Subscribe